Oltrecultura: Recensioni Musica © -
Cameristica ®
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Scritto da Emma Amarilli Ascoli
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Mercoledì 15 Febbraio 2017 00:06 |

«Ma ancora non voglio nominare, mia cara moglie, la cosa più bella ed emozionante che sarà racchiusa in questo diario: le tue e le mie belle speranze, che il cielo voglia benedirle, le tue e le mie preoccupazioni che il matrimonio porta con sé; insomma tutte le gioie e i dolori della vita coniugale troveranno spazio qui dentro come una storia vera, che sarà la nostra gioia negli anni della vecchiaia. Se tu sei d'accordo scrivi il tuo nome sotto il mio e pronunciamo insieme ancora tre parole che saranno il nostro talismano, poiché su di esse si fonda ogni gioia della vita. Impegno, parsimonia e fedeltà. Io sono davvero il tuo profondamente innamorato marito Robert, e tu?» Con queste dolci parole si chiude la lettera che Robert Schumann scrive alla moglie, Clara Wieck, il giorno seguente le loro tanto attese nozze, il 12 settembre 1840. I due, come si intuisce da questo breve estratto, decidono di tenere un diario che ha permesso al nostro occhio indiscreto di poter raccontare una delle più dolci e tormentate storie d'amore oltre che di conoscere la vita musicale di due dei più celebri autori romantici. E proprio nel giorno degli innamorati, anticipando a martedì 14 febbraio (ore 21) il consueto appuntamento del mercoledì al Teatro di Corte, L'Associazione Scarlatti ha inserito il secondo appuntamento dedicato ai quartetti di Robert Schumann, il più “romantico” di tutti i compositori. Per l'occasione alle coppie innamorate, anche solo della musica, il secondo biglietto in omaggio. Sul palco il Quartetto Modigliani, composto da Philippe Bernhard, Loïc Rio (violini), Laurent Mairfang (viola) e François Kieffer (violoncello), si sono esibite nel Quartetto per archi in la maggiore op. 41 n. 3 e nel Quintetto per pianoforte e archi in mi bemolle op. 44 accompagnati dalle pregevolissime mani di Beatrice Rana (pianoforte). Gli artisti si sono distinti non solo per le singole peculiarità tecniche e musicali ma per l'insieme sonoro creato, dando prova di una ricercatezza di intenzioni che sono uno studio attento ed approfondito può dare.
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Oltrecultura: Recensioni Prosa © -
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Scritto da Marisa Paladino
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Domenica 12 Febbraio 2017 15:01 |

In un antico palazzo napoletano una coppia incanutita, in un lettone matrimoniale, si rintuzza discorrendo di piccole cose quotidiane, lei che ragiona anche in un filosofico abbandono, lui piuttosto spiccio e straripante. Sono Oberon e Titania, il re e la regina delle fate, creature nato dal genio del grande drammaturgo di Stratford-upon-Avon che nella libera riscrittura di Ruggero Cappuccio diventano due vecchi burattinai. E' il Sogno di una notte di mezza estate in rivisitazione partenopea, interpretato da due grandi del nostro teatro, un Lello Arena corpulento e pasticcione, e una più avveduta Isa Danieli, davvero buffa nella voluminosa un'acconciatura (ricorda nuvole a pecorelle), entrambi perfetti nel personaggio che sembra cucito a misura per ognuno. La commedia originaria è un tourbillon di eventi, la versione partenopea è altrettanto polifonica e movimentata, e ne conserva, pur nel ritmo sostenuto, la dimensione poetica e irreale. Felice la scelta autoriale di inserire il tema dei burattini, l'innegabile magia legata al mondo dell'innocenza, saranno allora i piccoli attori di pezza (di Selvaggia Filippini) a ragionare e sragionare del sentimento d'amore, interpretando i giovani innamorati della fiaba-commedia di Shakespeare. Un mondo sospeso tra sogno e realtà che s' incrocia con il talento partenopeo dell'autore, che poi ricorre alla maestria registica di Claudio Di Palma, ed ecco restituita una riscrittura innervata di invenzioni linguistiche e lo svolgimento degli eventi diretto con il ritmo giusto, in una diversità di piani che in scena coabitano mirabilmente. Le sensibilità dei due hanno metabolizzato le più grandi tradizioni teatrali e il prodotto finale riesce a magnetizzare lo spettatore. Il "gioco d'amore" di Ruggero Cappuccio è condotto dai due burattinai attraverso i loro colorati burattini, che animano Ermia, Elena, Lisandro e Demetrio, amanti in balia degli incantesimi di Puch, un ottimo Fabrizio Vona, folletto che in quest'ambientazione conserva malizia e giocosità dell'originario folletto, pronto a creare lo scompiglio dei sentimenti, salvo poi a ricomporre il puzzle nel migliore dei modi. Un impasto riuscito che anche senza il bosco incantato, nello sghembo condominio napoletano, vive della bellezza e meraviglia dell'arte, dove il mito dei protagonisti originari sembra umanizzarsi in una camera da letto, ma che forse gli antichi dei non erano anch'essi terribilmente umani? E che l'umanità tutta, scaraventata a sua insaputa nelle pieghe del mondo, fissando gli occhi al cielo non umanizzi, nell'assoluta sua incomprensione, la stessa divinità? Nei giorni che si alternano alle notti, il biancore assoluto di camicioni e vestaglie del panciuto Oberon e consorte risalta sotto le luci che dominano il proscenio, un forte contrastato con lo sfondo notturno che sottolinea la dimensione onirica ed un'atmosfera di irrealtà (scene di Luigi Ferrigno) che pervade l'intera pièce, le consonanze musicali di Massimiliano Secchi ne accentuano il carattere. E tutto converge in questa tessitura che, come la vita, non si riesce a capire quanto viva d'illusione, e quanto di sublime o magico ci sia in una realtà dove burattini-uomini sono mossi (o manovrati?) da un burattinaio abile e distratto. I piccoli attori di pezza inscenano nel sogno dei due la storia dei giovani innamorati che nel Sogno shakespeariano si rincorrono, ragionando e sragionando di amore, senza sottrarsi alle insidie del tradimento, agli ostacoli sociali ed ai molteplici equivoci che le fatiche amoriose scontano. Coppie che si creano e disfanno, si scambiano e si ritrovano, Lisandro innamorato di Ermia, Demetrio tra Ermia ed Elena, Ermia che ama Lisandro ed Elena innamorata di Demetrio, difficile intrigo da tenere dietro. Tutto questo trastullo dei burattinai è ispirazione per gli attori in carne ed ossa, la famiglia degli elfi che abita al piano di sotto, che forti di una vis comica a tratti clownesca, riediteranno il teatro nel teatro dell'opera originaria. Mito, fiaba e quotidianità, sono ingredienti della commedia dove rivive anche la dolorosa storia di Piramo e Tisbe, raccontata da Ovidio nelle Metamorfosi. I fantasiosi affittuari del condominio Rossella Pugliese, Antonella Romano, Enzo Mirone e Renato De Simone, provano la rappresentazione per le nozze del duca Teseo con Ippolita Amazzonis, tra passi di danza e recitando ditirambi, improvvisando movenze perfettamente costruite, specchio delle vicende dei burattini, in una sorprendente moltiplicazione di piani. Scelta autoriale cui sembra fare eco per colori, atmosfera, senso e visione la metafora pasoliniana, che pure si ispirò ad un opera del geniale autore inglese, del film Che cosa sono le Nuvole? Mentre Pirandello e Fellini si affacciano sul palcoscenico, dall'alto, su questo tempo sospeso tra il sogno e l'impatto spettacolare, mix nel quale diluire, in fondo, la complessità del tessuto concettuale e filosofico che magistralmente vive tra le trame di un'opera solo in apparenza leggera e fiabesca.
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Oltrecultura: Eventi Prosa © -
Oltrecultura: Eventi Prosa
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Scritto da Dadadago
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Martedì 14 Febbraio 2017 20:36 |

Che bello, ho nove anni e ne sono fiero! Dunque presentiamoci: sono il Festival Nazionale XS che si tiene a Salerno, nato per la volontà e la caparbietà della Compagnia dell'Eclissi. Non è stato facile arrivare sino a questo traguardo, superare difficoltà (molte) e contrattempi (tanti), resistere ed esistere ma grazie al sostegno di un pubblico di appassionati, di amici generosi e disinteressati, all'impegno amorevole dei miei ideatori, alle scelte dettate dalla sensibilità organizzativa, sono giunto alla mia nona edizione. Qui, nella piccola e graziosa sala del Teatro Genovesi ospiterò a partire da domenica 19 febbraio alle ore 19, le sei compagnie prescelte e selezionate tra quelle che hanno aderito all'iniziativa, per poi festeggiare e distribuire, tra amici, attori, giornalisti, nella serata finale, i vari riconoscimenti. In questa edizione 2017 parlerò di mafia, di carcere, di morte, di ndrangheta, di guerra, di psicoanalisi. Lo so, mi spiace ma mi tocca dirlo: “C'è poco da ridere!” Se avete solo voglia di divertirvi non faccio per voi! Che questa dichiarazione non suoni come un deterrente, tutt'altro, spero di vedervi numerosi, come sempre. E' semplicemente onestà intellettuale.
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Scritto da Emanuele Ferrigno
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Giovedì 09 Febbraio 2017 00:28 |

Foto Emanuele Ferrigno |
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